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FLIGHT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 4 febbraio 2013
 
di Robert Zemeckis, con Denzel Washington, Don Cheadle, Kelly Reilly, John Goodman (Stati Uniti, 2012)
 
Denzel Washington è un formidabile pilota di linea. Riesce a compiere, in seguito ad un apocalittico guasto tecnico, uno spericolato atterraggio di fortuna, stabilizzando la picchiata del jet a poche centinaia di metri dal suolo (e rimettendolo in volo all'orizzontale, capovolto con le ruote all'insù: qualcuno mi dovrà spiegare la cosa). Risultato: solo sei vittime sulle centinaia di passeggeri a bordo. Ma, risultato bis: colui che è un eroe per l'opinione pubblica ha un passato (e pure un presente, considerata la notte hot con la splendida hostess che inaugura godibilmente il film) di tossico e alcolizzato.

Robert Zemeckis deve forse la propria celebrità più all'attenzione al presente, spielberghiano all'inizio, più filosofico in seguito, ma sempre attratto dalle dinamiche nel tempo e nello spazio, dal tema del viaggio, fisico o metafisico, dall'esplorazione di zone inedite, sulle ali dalla sua curiosità tecnologica. Come lascia credere la prima parte, tutta proiettata in avanti, di FLIGHT.

Lo credevamo perso, se non dai tempi di RITORNO AL FUTURO o FORREST GUMP, dai 13 anni che ci separano dall'interessante CAST AWAY, dopo il quale si era dedicato all'animazione digitale. Qui ritorna agli attori in carne e ossa. E alla grande, finché si tratta di rendere per 20 minuti forse la più spettacolare fra le molte riproduzioni di un genere spesso tentato da Hollywood: la resa dell'aria che verosimilmente deve tirare in occasione di un drammatico incidente aereo. Con pochi trucchi, ma in compenso tutta la sua istintiva facilità nel muoversi in uno spazio, all'interno di quello notoriamente fra i più claustrofobici di una carlinga sempre più instabile.; seguita da una dimensione sempre più astratta, quasi fantastica, quando si tratta di riprendere coscienza dopo il trauma, ma che rappresenta la continuazione di un viaggio che si fa interiorizzato.   

Il film di minuti ne dura però 138, e da qual momento è proprio sorprendentemente l'itinerario zemeckiano a farsi greve; sulle ali diversamente traballanti di una non proprio inedita, laboriosa sceneggiatura. La lunga e incerta lotta per liberarsi dalla dipendenza: di redenzioni, ricadute ed eventuali terapie il cinema ce ne ha offerte d'indimenticabili. Dagli abusi d'alcol in GIORNI PERDUTI di Billy Wilder o in THE DAYS OF WINE AND ROSES di Blake Edwards, a quelli di cortisone in BIGGER THAN LIFE di Nicholas Ray. Qui, come non bastassero quelle iettature, Zemeckis e compagni si perdono in considerazioni misticheggianti e religiose; che nemmeno la comparsa di un ambiguo spacciatore interpretato dal solitamente spiritoso John Goodman dei Coen riescono a far riprendere completamente quota.


   Il film in Internet (Google)

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